martedì 5 luglio 2011

Commenti a "Niente, tranne la pioggia"

Prima delle ferie, una raccolta di commenti che il mio ultimo romanzo "Niente, tranne la pioggia" (Todaro editore) ha raccolto nei suoi primi tre mesi scarsi di vita.

Tutti i commenti sono di persone reali, rintracciabili su Facebook:

Andrea Carlo Cappi: "Ci sono vittime di serie A e vittime di serie B. La prostituta il cui corpo smembrato viene scoperto solo per caso appartiene decisamente alla seconda categoria. Ma a qualcuno importa ancora di lei: per esempio a Wil, vecchia gloria del rock italiano, che la frequentava abitualmente; e al suo amico Vasco Lubrano, poliziotto in servizio a Bergamo, più bravo sul lavoro che nei rapporti umani. Così come a un libraio solitario, legato suo malgrado ad amicizie pericolose, importa della sua donna, che spera di salvare dall'organizzazione che la sfrutta.
Preoccuparsi delle vittime di serie B può essere rischioso. E l'indagine di Lubrano finisce per scoperchiare qualcosa di più di un giro di prostituzione in cui chi sgarra muore. C'è un vero e proprio traffico di giovani donne dalla Moldavia, una perversa alleanza tra criminali dell'est europeo e malavita organizzata italiana. E quest'ultima, sempre in cerca di coperture legittime, non esita a mescolarsi con il mondo degli affari, che aspetta solo il momento di affondare il coltello nella grande torta dell'Expo 2015. Per mettere a posto le cose prima che tutto venga alla luce, i killer della mafia devono cominciare a darsi da fare.

Niente, tranne la pioggia (frase ricorrente nel libro, che l'autore riprende da una battuta della serie tv Battlestar Galactica) è un romanzo corale. Non c'è solo il punto di vista del poliziotto, che legge libri sulla deriva dei continenti e riflette sulle differenze tra romanzo poliziesco e realtà, un personaggio che non cerca di essere a tutti i costi simpatico al lettore, ma proprio per questo è umano e credibile. Ci sono anche i punti di vista di assassini, complici e vittime. C'è una ricca colonna sonora, rivissuta attraverso il personaggio di Wil (visibilmente anche se liberamente ispirato a Franco Mussida, chitarrista della PFM). C'è il discorso, che Paoli ha affrontato anche nel suo precedente Monza delle delizie, della commistione tra crimine e finanza. E c'è la drammatica ricostruzione – forse la parte più intensa e disturbante del romanzo – dell'odissea delle ragazze reclutate con il miraggio di un lavoro e trasportate da una dimenticata ex repubblica sovietica fino alle nostre città, in un calvario di violenza fisica, psichica e sessuale che le trasforma in prostitute-schiave. Un romanzo che, proprio perché fa vivere certe situazioni al lettore anziché limitarsi a riferirle, riesce a essere più efficace di un libro di inchiesta e di denuncia.
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Francesca Giometti: "Come avevo già avuto modo di dire qui, secondo me il “salto di qualità” Sergio Paoli l’ha fatto con Monza delle delizie. Già in quel romanzo il suo stile aveva preso una forma definita: scorrevole, piacevole, intrigante, con un’attenzione particolare e caratterizzante al sociale, con un grande utilizzo di musica quasi a fare da colonna sonora. Niente, tranne la pioggia non è che la conferma di quanto già intuito. Un bel noir, con la giusta dose di intrigo e suspance, un nuovo protagonista (che sembra una cosa da poco, ma immagino che non sia così facile mollare un personaggio che funziona, specie quando si è agli inizi, per delinearne un altro), nuove analisi della nostra società, temi delicati e attuali. Sergio Paoli sta delineando in maniera sempre più netta il suo stile (e anche qui non credo sia cosa da poco trovare la propria dimensione quando è già stato praticamente scritto tutto e in tutti i modi) e lo fa con precisione e consapevolezza. Mi piace chi ha voglia di osare, sono soddisfatta della lettura!!! :-)
P.S. per chi fosse interessato, tutti i romanzi di Sergio Paoli sono in catena di lettura su aNobii nel gruppo 2 chiacchiere con gli autori"
Claudia Palazzo: "Dopo aver letto tutti i racconti e i romanzi di Sergio Paoli, mi sento di dire che invece il salto di qualità c'è stato. Anzi, questa espressione, "salto di qualità", non mi piace. Preferisco dire che in "Niente, tranne la pioggia" ho trovato una maturità stilistica e una maggiore fluidità nel racconto. Un uso della parola più personale e più sicuro.
Entrando nello specifico della recensione di Piva, colpisce più quello che NON è stato detto di "Niente, tranne la pioggia". Chi ha letto il romanzo lo sa bene. Impossibile non fare accenno alla colonna sonora, che definirei "sacra", che accompagna, fa da cornice alla trama, è trama stessa.
Le tematiche sociali affrontate si intrecciano con l'interiorità e con i tormenti dell'anima dei singoli personaggi, offrendo spunti di riflessione che non sempre un racconto noir riesce a regalare. Il lettore per diletto e non per professione cerca anche questo. Se riesce a trovarli, come in questo caso, ancora meglio!"
Samantha Trezzi: "Il sovrintendente capo Lubrano è uno di quelli che non si accontentano, ma cercano di andare a fondo nelle indagini anche a rischio della propria vita...è un personaggio di quelli che ti vien voglia di ritrovare in una serie(!) ti dispiace vedere la sua impotenza e delusione di fronte a vicende umane quasi senza soluzione. Lui stesso si sente "un insignificante essere che si crede immortale, convinto di dominare il tempo. Piccolo.Illuso.Spiazzato" La storia propone molti interrogativi, dallo sfruttamento della donna nelle sue varie forme, agli episodi di sopraffazione durante il G8, fino alle riflessioni sui rischi quotidiani di chi lavora con coscienza. Il finale è un po' amaro e ti lascia un po' in sospeso, verrebbe voglia di trovare un "lieto fine" o comunque una soluzione più chiara, .a forse la vita reale di finali chiari non te ne dà"
Azzurra Scattarella: "Il nuovo romanzo di Sergio Paoli inizia con il ritrovamento del corpo di una ragazza fatta a pezzi nel bosco nei pressi di Orio, subito collegato a un sms mandato da un amico del passato al cellulare del protagonista, il sovrintendente di polizia Vasco Lubrano, e l’inspiegabile uccisione di un libraio. In mezzo ci sono la vita di ragazze moldave e rumene portate in Italia come fossero bestie da macello per trasformarle in prostitute, incroci di mafie e di dialetti regionali, sprazzi di vita amorosa con Isabella, verosimili articoli del giornale locale sul caso in questione e il disegno di legge sulla prostituzione.
Ogni capitolo è un tassello a sé ed anche parte del tutto. Paoli dissemina indizi e fa luce sulle organizzazioni criminali locali; intanto, svela qualcosa di personale e scabroso del personaggio principale, dipingendolo ora come “eroe solitario”, ora come “sfigato”, e conduce la sua personale critica alla società in cui vive, prendendosi gioco di pregiudizi e luoghi comuni (vedi l’incontro con il punkabestia). Le storie affascinano e le lamentele reggono, lo stile dell’autore si fa ora distensivo ora ritmico, il lettore segue dimenticandosi del giallo, senza riuscire a mettere i pezzi insieme.
Effettivamente, nonostante incipit e trama facciano credere così (e non dimentichiamoci della copertina del libro, rigorosamente gialla), Niente, tranne la pioggia, va oltre l’essere un mero giallo. Il romanzo sembra un complesso cantato a più voci – ove la disarmonia a tratti si affaccia –, che trilla le atrocità sotto gli occhi di tutti, trasmettendo la preoccupazione dell’autore, combinata alla rassegnazione e al desiderio di riscatto del protagonista, che combatte da solo le sue guerre. Il finale arriva in un ripido crescendo di violenza e azione, lascia il palato dolceamaro e la testa rintronata. Come le cose apparentemente senza senso che appaiono logicamente tutti i giorni. Come la pioggia che torna ciclica nelle menti dei personaggi, indifferente testimone del peggio."

Marco Piva: "Terza prova letteraria creata dallo scrittore brianzolo Sergio Paoli, se escludiamo la raccolta di racconti “Rumori di fondo”. Dopo il debutto “Ladro di sogni” e il successivo, (in realtà una sorta di prequel), “Monza delle delizie”, che vedevano entrambi incaricato delle indagini il Commissario Marini, malinconica e problematica figura, scomoda ai poteri forti nella sua spasmodica e ossessiva ricerca della verità.
Cambia la casa editrice (da Frilli a Todaro), cambia il protagonista (per la prima volta il sovrintendente Capo della Polizia Giudiziaria di Bergamo Vasco Lubrano), ma non la pelle e le finalità nell’offrire storie di importante denuncia sociale, capaci di andare al di là del puro noir d’intrattenimento. Avvicinarsi ai romanzi di Sergio ha un qualcosa di rassicurante e inquietante allo stesso tempo. Da un lato la certezza di godere di un romanzo accurato nella forma e sentito nei messaggi. D’altro canto l’angoscia sta proprio nel fare entrare il lettore, letteralmente a piedi pari, nel marcio e nella corruzione, nelle piaghe purulente del sistema sociale politico e culturale del paese Italia.
In questo caso l’attenzione è focalizzata, (ma non solo), sul tristemente attuale e frequente fenomeno dello sfruttamento delle schiave del sesso provenienti dai paesi dell’Est, attività criminale che Paoli descrive con chiarezza e dovizia di particolari, insinuandosi nelle meccaniche che regolano questi loschi affari con il coinvolgimento della malavita slava e le cosche mafiose del nostro paese.
La storia prende il via dal ritrovamento in un bosco, sede di un incidente aereo, del corpo fatto a pezzi di una giovane prostituta di origine moldava. Sarà solo il primo di una serie di omicidi di ragazze, tutte accomunate per l’essere arrivate nel nostro paese con la complicità di spietati aguzzini, che ne hanno conquistato la fiducia in maniera ingannevole, con il miraggio di prospettive di lavoro e di un futuro più roseo. Questo caso sembra incrociarsi con l’assassinio di un libraio, ucciso alla stregua di un regolamento di conti, che aveva avuto una storia sentimentale con una delle ragazze e quindi con la probabile intenzione di toglierla dal giro.
“Niente, tranne la pioggia” si rivela a conti fatti un discreto noir, con tutte le caratteristiche che ne hanno decretato l’apprezzamento dell’autore da parte dei lettori. Forse non c’è stato, a mio avviso, quel salto di qualità che era lecito aspettarsi alla terza prova. Chi ama lo stile di Sergio Paoli continuerà a farlo come, viceversa, non farà certamente cambiare idea a chi non ne è attirato particolarmente. Vasco Lubrano non aggiunge nulla alla figura del Commissario Marini, anzi ne sembra proprio ricalcare le caratteristiche di fondo, rimanendo un po’ anonimo, nonostante il tentativo di Paoli nel tentare di caratterizzarlo maggiormente, soprattutto nella descrizione della sua storia sentimentale con Isabella (un po’ come Viola per il Commissario Marini in “Monza delle delizie”).
Permangono i temi cari allo scrittore: immigrazione, prostituzione, riciclaggio del denaro sporco, criminalità organizzata e affari politici. Dopo una buona partenza è impressione che lo scrittore metta forse un po’ troppa carne al fuoco, perdendo in incisività nel messaggio, complice anche un finale in sordina, senza particolari sorprese e sussulti. Apprezzabile e intelligente, a mio avviso la gestione dell’aspetto politico (comunque sempre presente), ma meno intrusivo nell’economia del romanzo. Nei precedenti romanzi Paoli aveva calcato decisamente la mano su queste tematiche, concedendo pertanto il terreno a un rischio di strumentalizzazione alla critica di una fascia di lettori di sensibilità e “sponda” diversa, spesso esulante lo stretto giudizio letterario.
Nonostante le perplessità personali evidenziate, (ripeto del tutto personali), “Niente, tranne la pioggia” merita certamente una lettura attenta, rimanendo un prodotto professionale, onesto e dignitoso all’interno della produzione noir italiana."

Cristina Aicardi: "Vasco Lubrano è il testadura delle cause perse, odia i casi abbandonati e insegue la giustizia ad ogni costo. In una società dove pare regni solo l'indifferenza ed il tornaconto personale, lui è convinto che nessun caso sia insignificante, che non si debba mai abbandonare una causa, soprattutto se giusta, perchè il tempo passa inesorabile e le occasioni per poter fare qualcosa di buono diminuiscono. Lubrano vive con la costante sensazione di non avere fatto tutto quello che era in suo potere, odia stare fermo a guardare impotente quello che gli succede intorno , vorrebbe cambiare il mondo anche se è conspevole che nessuno può realmente farlo.Per questo motivo è l'unico che si affanna sul caso di alcune prostitute moldave uccise, che muoia un povero od un ricco per lui non fa differenza. Lubrano rifugge dalle moderne tecniche investigative , è un uomo d'intuito , segue l'istinto e si affida alla l sua originale tesi della "tettonica a zolle" applicata alle indagini : dallo scontro fecondo di opinioni opposte può nascere la scintilla che porta all'intuizione decisiva. Con questa sua personale tecnica e la sua testardaggine, Lubrano scopre la rete di interessi mafiosi che sta coprendo la città di Bergamo con l'avvicinarsi dell' expo di Milano. Traffici illleciti, riciclaggio, bande di slavi , mafia ..cattiveria ma anche buoni sentimenti,una storia che purtroppo rispecchia la realtà delle nostre città . Da leggere per non stare fermi a guardare."

Giuseppe Iannozzi: "Ho letto le prime pagine di “Niente, tranne la pioggia”, il nuovo romanzo di Sergio Paoli e sono rimasto letteralmente folgorato. La sua è penna come poche ce ne sono nel nuovo panorama letterario italiano. Ne parlerò a breve in maniera più approfondita di questo romanzo, che sin da ora non esito a definire straordinario."

Lilli Luini: "Da leggere - Voto 8 +
Il miglior romanzo di Sergio Paoli fino a questo momento. A partire dalla copertina, con quel camion che, a lettura finita, assume un significato preciso e non puoi guardarlo senza pensarci.
Paoli è uno che scava nel nero della provincia lombarda. Qui siamo a Bergamo e il tema è quello della prostituzione. Le pagine in cui le ragazze vengono trasportate, vendute e rivendute, rappresentano a mio avviso la cifra più alta del libro. Ti invade una rabbia senza confine, unita a un senso di claustrofobia e di ribellione che ti fa diventare Eughenia, che in questo viaggio dei dannati è il nostro Virgilio.
Vasco Lubrano, il poliziotto che indaga a partire dall'omicidio di una prostituta di cui a nessuno importo, è uno di quelli che - dice la sua fidanzata - vuole salvare il mondo da solo. Ha conservato il sacro fuoco della giustizia e per questo risulta subito simpatico, anche se è alquanto burbero, di non troppe parole, incapace di lasciarsi andare del tutto. Si ritrova in una storia in cui niente è scontato, perché Paoli indaga in un sottobosco fatto di connessioni, equilibri criminali tra le varie organizzazioni che basta una scheggia impazzita a far saltare. E quando gli equilibri saltano qualcuno muore.
Se ne esce con qualche informazione in più sul reale, e quel camion della copertina non lo si guarda più alla stessa maniera."

Graziella Sciabbarasi: "Solo la pioggia scrosciante e pulita può lavare il fango di cui sono sporche le nostre città, ne occorre tanta e dovrebbe piovere tutti i giorni. Sergio Paoli, attraverso le indagini del sovrintendente capo della Polizia Vasco Lubrano, fa emergere lo sporco della criminalità, impossibile da togliere con una semplice acqua che scorre dal cielo, mentre i criceti corrono imperterriti lungo una ruota che non li porterà da nessuna parte."

Cristiana Iannotta: "Ho letto sia "Ladro di sogni" che "Monza delle delizie", ed anche la raccolta di racconti di Sergio Paoli. L'ho conosciuto alla presentazione di uno dei suoi primi libri, persona squisita, calma, riflessiva e tenace... qualità che ho ritrovato, a volte, anche nei suoi personaggi. Ritornano temi già trattati dall'autore: amarezza, disillusione e "incazzatura". Questo ultimo libro mi ha affascinata per il potere che ha avuto di non far calare mai la tensione, di tenere "avvinghiati" alle pagine sino all'ultima frase. Lo trovo anche adatto ad una trasposizione cinematografica! Glielo auguro, sempre che sia questo il desiderio dell'autore e spero anche che la piccola-media editoria sappia avere gli "occhi lunghi" per scovare tanti bravi scrittori poco conosciuti e realizzarli come meritano. Come merita Sergio Paoli."

Fede (da aNobii): "Premetto che solitamente non leggo gialli o polizieschi, preferisco un altro genere di romanzi. Eppure questo racconto mi è piaciuto, mi ha toccato, forse perché il personaggio pare reale, forse perché si tratta di un argomento vero e forse anche perché ambientato in un luogo vicino, conosciuto. Sì, mi è piaciuto perché è un insieme di concreto, di tangibile.
Giorni fa ero incolonnata in autostrada ed ho affiancato un TIR targato Slovenia. Lo guardavo e mi chiedevo chissà se avesse nascosto delle ragazze, come potevano starci. Stavo attenta, ascoltavo i possibili rumori metallici, le possibili grida femminili.
Mi son resa conto di quante cose nascoste, di quanto ignara a quel che succede a soli due passi da me, mentre vivo la mia tranquilla vita...
E intanto la pioggia continua a cadere : ) ma a me la pioggia piace."
 

Bruna Salsedo : "Ciao Sergio non mi sono dimenticata del tuo invito: ho letto il tuo libro in un fiato, e ultimamente non lo faccio più così spesso, forse per le troppe distrazioni. Ma il tuo non era solo un giallo, era un quadro preciso delle malie, e le anomalie e le malattie che affollano ormai i nostri quartieri, insicuri non perché la presenza di immigrati li rende tali ma perché dietro a qualche etichetta si nasconde l'indifferenza e il non amore o il disprezzo per qualsiasi altro essere umano che non sia un "prescelto" magari senza empatia. Grazie"

Chicca (da aNobii): "L'ho letto d'un fiato stanotte dimenticandomi di dormire e nonostante avessi giurato a me stessa che l'avrei letto lentamente gustandomi le parole, le frasi, questa scrittura così piacevole. Avevo già letto "Ladro di sogni" e amato il commissario Marini ma ancor di più ho apprezzato Vasco Lubrano, la sua solitudine e la sua malinconia. Il poliziotto che deve andare a fondo nelle indagini anche se a nessuno frega niente, perchè questa è una storia di violenza ma soprattutto di dolore, ed è una storia dove il male parte dalla delinquenza extracomunitaria, si associa con la mafia italiana e con la finanza italianissima. Ricomincio a leggerlo stasera per potermelo gustare meglio anche se non è una storia lieta, non c'è l'eroe che sconfigge il male perchè il male trova sempre altre strade, perchè il male siamo anche noi quando non vogliamo vedere o ci accontentiamo di una rimescolatina delle carte"

Paola Ferrario: "... sono finalmente riuscita a reperirlo e oggi inizio la lettura! Che parole vere queste che si trovano proprio all'inizio del libro, Sergio!"

Alessandro Manca: "Un grande romanzo! Carico di umanità e voglia di cambiare il nostro sguardo sonnolento verso ciò che ci circonda. Anche se è scomodo. Anche se serve davvero impegno. L'Italia ha bisogno della sincera passione civile di "Niente tranne la pioggia". Paoli è riuscito direi pienamente a portare avanti il suo progetto con una struttura romanzesca davvero efficace. Lo consiglio!!"

Laura Birtig: "gran bel romanzo, intenso, struggente e malinconico... L'ho assaporato dalla prima all'ultima pagina! Complimenti, davvero."

Giulia Liberidiscrivere: "Niente, tranne la pioggia terzo romanzo di Sergio Paoli, uscito l’11 aprile per Todaro Editore è decisamente un libro atipico, sconvolgente per certi versi, decisamente controcorrente nel buonismo dilagante che ha contagiato anche molto noir o pseudo noir. Innanzitutto tratta un tema già di per sé scomodo il trafficking  il commercio illegale  di esseri umani per i più rivoltanti fini dalla schiavitù, allo sfruttamento sessuale, al rapimento per trapianti di organi, al lavoro nero e non lo fa un modo edulcorato o attenuato. Ne mostra anzi i lati più violenti e inumani senza paura di turbare l’eccessiva sensibilità di chi si trincera dietro un opportunismo ipocrita e perbenista convinto che cose simili non possano realmente succedere nel nostro civilizzato e prosperoso nord. E invece le organizzazioni criminali di stampo mafioso ormai infiltratesi agevolmente in Lombardia prosperano grazie ai loro traffici illeciti dal contrabbando di droga, al riciclaggio, alla tratta appunto delle ragazze dell’est e soprattutto magari affidano il lavoro sporco a bende di slavi più o meno disperati, ma i mandanti, le teste pensanti sono altrove, seduti nelle comode poltrone dirigenziali di banche compiacenti o industrie magari quotate in borsa. Il mondo della criminalità sta cambiando i nuovi capi mafia magari hanno master alla Bocconi e partecipazioni azionarie ufficialmente pulite. E l’allarme non solo è dato da Roberto Saviano ma anche dalla Direzione Nazionale Antimafia che avverte di quanto l' infiltrazione delle cosche avanzi e mini il tessuto sociale e produttivo di regioni un tempo estranee al fenomeno. In uno scenario così dolorosamente attuale si muove Vasco Lubrano, sovrintendente capo in forza alla Polizia Giudiziaria della Procura di Bergamo, un uomo solo, capace di scoperchiare il calderone di interessi illeciti che prosperano a Bergamo all’avvicinarsi dell’expo di Milano, ostinatamente deciso ad andare fino in fondo fino alle estreme conseguenze. Tutto inizia con il ritrovamento di un sacco della spazzatura al cui interno si trovano dei resti umani. Il corpo smembrato di una prostituta moldava uccisa e abbandonata in un luogo impervio che solo il caso ha fatto si di ritrovare. Ma chi te lo fa fare Lubrano di prendertela così a cuore, è solo una prostituta, una puttana, spazzatura umana e non persona? Ma Vasco Lubrano non ci sta sente puzza di bruciato sente che altre morti sono collegate, sente che un piano criminale ben più ampio sta tessendo le sue trame e vuole vederci chiaro a rischio di perdere la sua donna, a rischio di perdere la sua stessa vita. Nina, Eughenia, Mariana, sono persone, non pezzi di carne senza valore, meritano che qualcuno si occupi di loro, meritano considerazione dopo tanto dolore, meritano giustizia. Forse non tutti i colpevoli pagheranno, forse come al solito i peggiori la faranno franca, ma che importa, quello che conta e che le vite delle vittime non siano vuoti a perdere.
Niente, tranne la pioggia rappresenta sicuramente un’ evoluzione nella scrittura di Sergio Paoli, una trasformazione che porta ad un’ amarezza e ad una disillusione se vogliamo ancora più marcata che nei lavori precedenti. La solitudine del protagonista, il suo essere un uomo incapace di aprirsi agli altri o di istaurare anche solo un rapporto più solido con la sua donna ne fa una sorta di cane sciolto, di outsider, anacronisticamente depositario di principi e di una moralità che lo emargina e lo isola. La pioggia che cade costantemente, la desolata periferia post industriale, le lavanderie dietro alle quali vecchi mafiosi si costruiscono una vita di facciata, i tir carichi di donne disperate senz’acqua, cibo, possibilità di lavarsi, tutto scorre tra le pagine di questo romanzo intriso di dolore e umana compassione e porta con sé un senso di ribellione e di rifiuto. Dopo aver letto questo libro le notizie che si susseguono nei telegiornali di donne uccise e abbandonate in campi, dirupi, argini di fiume perdono impersonalità. Questa è la vita che ci circonda, questo il male che inquina la nostra quotidianità e guardarlo in faccia ogni tanto non può che essere un’ esperienza da fare prima che il nulla ci sommerga.
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Andrea Pelfini: "Le cose cambiano in fretta e, spesso, inaspettatamente. Quando un Piper cade nelle campagne bergamasche, Vasco Lubrano, sovrintendente capo in forza alla Polizia Giudiziaria, ancora non sa che le cose, per lui, stanno per prendere una piega diversa e imprevedibile, che molte cose, di lì a breve, cambieranno. Tra le fresche frasche, infatti, viene ritrovato un sacco, qualcosa di insignificante, contenente il corpo – o quel che ne resta – di una giovane donna, molto probabilmente una delle tante prostitute provenienti dall’Est Europa che con la loro schiavitù soddisfano i bassi istinti di pletore di maschi in perenne calore.
Del corpo della ragazza non frega niente a nessuno. Non ci sono state vittime umane, si ripetono gli inquirenti in questi casi. Ma Vasco Lubrano non è un poliziotto come tutti gli altri e, anche spinto dal messaggio di un vecchio amico perso di vista da ormai troppo tempo, vuole vederci chiaro in questa vicenda di sangue che, normalmente e se va bene, meriterebbe un trafiletto nelle pagine di cronaca locale del settimanale cittadino, ma niente di più.
Accanto all’omicidio della ragazza, però, le notti bergamasche sono scosse anche da un secondo omicidio, questa volta ben più succoso per giornalisti e caporioni di questura e prefettura. Daniele Peverelli, modesto librario dedito esclusivamente a coltivare la propria passione per paccottiglie di carta e ammassi di parole, viene infatti trovato morto ammazzato, con una pallottola in testa, dentro la sua piccola libreria in piena città alta, la zona più nobile e antica di Bergamo. E qui non si può lasciar correre, non si può far finta di niente e girare la testa dall’altra parte. Inoltre i due casi possono avere qualcosa in comune? Dove ha trovato, Peverelli, tutti quei soldi per realizzare il proprio sogno da bibliofilo? E i suoi rapporti con il ricco direttore della Banca del Monte, Emanuele Pozzi Arnoldi, c’entrano qualcosa con tutto ciò? E la foto di una megagnocca bionda trovata sotto il bancone, cosa significano oltre alla constatazione che nessun uomo vive di solo pane?
Niente, tranne la pioggia, ultimo romanzo di Sergio Paoli, già autore di Ladro di sogni e Monza delle delizie oltre a numerosi racconti, è un noir che seppur assumendo come date tutte le caratteristiche consuetudinarie del genere – dallo sbirro melanconico e che trascura la fidanzata fino all’insensibilità dei vertici di governo e alla miopia della stampa, sempre e comunque in stile Studio Aperto – racconta una storia complessa, su più livelli, di periferia e di emarginazione. Paoli sceglie di comporre il proprio romanzo utilizzando molteplici piani narrativi e temporali, in particolare nella sua prima metà, quando si pongono le basi per la comprensione di tutti gli avvenimenti che vengono dopo. Il focus narrante cambia spesso, passando indistintamente dalla terza persona – comunque predominante – alla prima persona affidata al punto di vista di Isabella, la fidanzata insoddisfatta e incazzosa di Lubrano che grazie alla sua “testimonianza” consente al lettore di approfondire la conoscenza del Vasco uomo piuttosto che del Vasco poliziotto, riservando a questo secondo ambito, predominante, le indagini e il suo comportamento all’interno di Niente, tranne la pioggia. Il passaggio dal Lubrano pubblico e quello privato, inoltre, è funzionale a Paoli per giocare continuamente di sponda, per trovare al Lubrano poliziotto una controparte motivazionale privata che ne giustifichi le azioni spesso scomode e anticonvenzionali perpetuate.
Ma Paoli non si ferma qui, strutturando il proprio romanzo in una serie di scatole cinesi che si estrinsecano su piani temporali diversi e, a volte, anche estremamente distanti tra loro, seppur essendo in grado di conferire alla visione di insieme a questo lavoro narrativo una stringente coerenza e linearità. Niente, tranne la pioggia, infatti, è un romanzo doloroso che scorre via tanto rapido quando intenso, manifestando i propri punti deboli solo in alcune cadute oniriche e moralistiche da parte di Lubrano che, invece di conferirgli quella complessità che grazie della vicenda narrata già dimostra di possedere, si perde in considerazioni intimistiche che nulla aggiungono al personaggio e che richiederebbero, invece, un piccolo passo indietro da parte dell’autore. Allo stesso tempo, seppure la vicenda sia ordinaria ma non banale, anche se a tratti un pizzico prevedibile, in particolare in quelli che sono i rapporti intercorrenti tra alcuni personaggi del romanzo, forse una maggiore originalità nella caratterizzazione di Vasco Lubrano, indiscusso protagonista, avrebbe dato all’insieme una freschezza maggiore travalicando i cliché del genere.
Nonostante questi nei Niente, tranne la pioggia rimane un romanzo che dimostra la labilità delle ferree divisioni tra i generi, una storia di male assoluto e violenza in grado di far riflettere e di riportare l’attenzione su una marginalità che troppo spesso esce dal campo visivo di cittadini e istituzioni purtroppo eccessivamente avvezzi alla brutture del mondo, nonché moralmente e fisicamente rassegnati davanti alle ingiustizie che vi girano intorno."